mercoledì 20 febbraio 2008

Veltroni a Falconara


UN' ITALIA MODERNA: SI PUO' FARE

Partecipa:

WALTER VELTRONI

GIOVEDI' 28 FEBBRAIO, ORE 15

FALCONARA MARITTIMA PALASPORT BADIALI

martedì 19 febbraio 2008

La mia eredità

Dal quotidiano "La Stampa" del 19/02/08 riportiamo la lettera inviata da Romano Prodi sull'eredità del proprio Governo:

La mia eredità

Caro direttore,

l’editoriale di Luca Ricolfi, apparso ieri sul suo giornale, mi impone di intervenire in quanto - pur di sostenere le proprie tesi in vista della competizione elettorale - l’editorialista non si fa scrupolo di usare in modo strumentale e scorretto molte cifre che si riferiscono all’azione del mio governo.

Per evitare ulteriori «incomprensioni», mi permetterà di far seguire a ogni considerazione «virgolettata» di Ricolfi, la valutazione ufficiale mia e del governo, confidando di evitare un successivo rimpallo di dichiarazioni.

«Lotta all’evasione. La cifra di (almeno) 20 miliardi recuperati è altamente controversa, ed è stata messa in dubbio da vari analisti e centri di studio indipendenti. Per il 2006, unico anno per il quale si dispone già di dati completi, non è nemmeno certo che esista un effetto-Visco (la mia migliore stima fornisce un recupero di evasione di appena 1,7 miliardi)».

La stima del recupero di evasione per oltre 20 miliardi di euro è robusta ed ampiamente documentata dai documenti ufficiali presentati dal governo al Parlamento. A sostegno della credibilità della stima è l’andamento dell’elasticità delle entrate tributarie al Pil.

Dal 2001 al 2005 è stata pari allo 0,75 per cento. Nel 2006 è stata pari al 2,6 per cento; nel 2007 è stimata all’1,6 per cento.
È vero che nel corso del 2006 anche altre economie sviluppate hanno avuto un aumento dell’elasticità, tuttavia laddove essa è aumentata di più (Spagna), l’incremento è stato inferiore alla metà di quello raggiunto in Italia.

Più in dettaglio, l’imposta maggiormente sensibile alla lotta all’evasione è l’Iva da scambi interni, la quale ha un termine di confronto molto chiaro per misurare l’emersione di base imponibile: i consumi interni. A partire da maggio 2006, il gettito Iva da scambi interni è aumentato a tassi più che doppi rispetto alla crescita dei consumi interni. Anche nel 2007, il gettito Iva da scambi interni ha superato nettamente l’incremento dei consumi interni. In sintesi, è emersa senza alcun dubbio nuova base imponibile.

In ogni caso, la discussione sulla quantità di risorse recuperate non può offuscare un punto politico incontrovertibile, sottolineato innanzitutto nella letteratura economica: i condoni favoriscono l’evasione. I 20 condoni realizzati dal governo che ci ha preceduti hanno sicuramente determinato l’ampliamento dell’irregolarità fiscale.

E non a caso, l’Italia ha ancora un procedimento in corso presso la Corte di Giustizia Europea per il condono Iva del 2003, proprio per l’effetto di tale condono sull’evasione e quindi sul gettito Iva per il Bilancio della Commissione Europea (alimentato dall’imposta raccolta nei Paesi membri). La discontinuità nella politica fiscale con il governo da me presieduto ha certamente innalzato la correttezza nel comportamento dei contribuenti.

«Quel che in compenso è certo è che il governo Prodi ha sempre tenuto basse le previsioni sulle entrate fiscali, e proprio grazie a questo artificio contabile ha fatto emergere i vari “tesoretti”».

Innanzitutto, oltre che nell’extragettito non previsto, i risultati della lotta all’evasione sono presenti nel gettito previsto in conseguenza di precise misure di intervento contenute nel decreto di luglio 2006 e nella legge finanziaria per il 2007. La quantificazione di tali misure ha avuto il vaglio della Ragioneria Generale dello Stato e dei Servizi competenti di Camera e Senato. In particolare, il decreto del luglio 2006 conteneva misure antievasione quantificate in quasi 3 miliardi euro, mentre la legge finanziaria per il 2007 associava agli interventi antievasione quasi 6 miliardi di euro. In sintesi, quasi la metà degli oltre 20 miliardi di recupero di evasione sono frutto di un ventaglio di interventi dall’impatto finanziario ufficialmente previsto e «bollinato».

E comunque, a proposito di previsioni «tenute basse», va sottolineato che le previsioni devono soddisfare precisi criteri di contabilità pubblica. Il ministero dell’Economia e delle Finanze poteva incorporare nelle previsioni soltanto l’effetto di misure direttamente quantificabili.
Il miglioramento della regolarità dei comportamenti è per definizione non quantificabile ex ante, in quanto dovuto al clima fiscale promosso dal governo: dalla credibile eliminazione dei condoni, al riavvio dell’attività dell’Agenzia delle Entrate, anche con iniziative esemplari su grandi evasori. I risultati del clima fiscale si misurano ex post, in particolare attraverso l’elasticità di specifiche imposte rispetto a specifiche basi imponibili.

Si aggiunga poi un’altra circostanza: per un Paese ancora fortemente indebitato come l’Italia mancare di prudenza con le previsioni finanziarie - come ad esempio capitò al governo Berlusconi nei Dpef 2003-2006 - può essere molto dannoso. Costruire quadri finanziari poco realistici significa esporsi al rischio di entrate più basse rispetto a quanto stimato e di spese pubbliche destinate a crescere, proprio a causa di una programmazione «lassista», ben più di quanto sia consentito dall’andamento dell’economia. Atteggiamenti prudenziali non solo sono giustificati, ma costituiscono la base onesta per una buona e corretta programmazione finanziaria.

«Uso dell’extragettito. Quale che sia l’origine del cosiddetto extragettito (gettito non previsto dal governo), è incontrovertibile che i contribuenti non hanno visto sgravi fiscali per 20 miliardi di euro (la lotta all’evasione fiscale non doveva servire a ridurre le tasse ai contribuenti onesti?). Essi hanno invece assistito, nel corso del 2007 a una sistematica opera di dissipazione del gettito non previsto. Visco metteva i soldini nel salvadanaio, i “ministri di spesa” lo rompevano tutte le volte che si accorgevano che era pieno (Dl 81, Dl 159, Finanziaria 2008)».

Se quello che scrive il professor Ricolfi fosse vero, nel 2007 avremmo dovuto assistere a un aumento delle spese di pari entità rispetto ai guadagni ottenuti in termini di gettito con la migliore crescita economica e con la lotta all’evasione. Ma così non è stato. Non abbiamo ancora i dati definitivi, ma le informazioni ufficiali a disposizione ci consentono di affermare che:
il disavanzo pubblico sarà con grande probabilità sotto il 2% del Pil, ben al di sotto del 2006 e degli anni precedenti; il fabbisogno di cassa delle Amministrazioni Pubbliche potrebbe essere risultato nel 2007 «prossimo per l’intero anno a 38 miliardi, circa il 2,5% del Pil (il valore più basso degli ultimi quattro decenni)» (p. 28, Bollettino Economico Bankitalia, gennaio 2008);

Sulla base di elaborazioni dei dati Bankitalia resi noti l’11 febbraio 2008, l’andamento delle spese di cassa del bilancio statale riferito all’intero 2007 mostra rispetto al 2006 che le spese correnti al netto degli interessi passivi (questi ultimi aumentati tra il 2006 e il 2007 di circa 7 miliardi di euro) sono praticamente rimaste invariate in termini nominali (e quindi calate in termini reali di circa il 2%); mentre le spese in conto capitale, così come tutti ci chiedevano, sono aumentate di poco più di 8 miliardi di euro; e, di conseguenza, che le spese totali al netto degli interessi sono aumentate del 2,1%, restando sostanzialmente invariate in termini reali. Ricordo solo che il tasso di crescita delle spese negli anni precedenti era ben superiore, quasi il doppio, di quanto realizzato dal mio governo.

Aggiungo anche che nei miei 20 mesi di governo l’aumento delle entrate e il controllo delle spese - a cominciare da quelle rientranti nei «costi della politica» - hanno consentito di ridurre il cuneo fiscale di cinque punti percentuali sulle imprese e sui lavoratori; di riformare l’imposta sulle imprese con un abbassamento dell’aliquota di cinque punti e mezzo; di introdurre semplificazioni e facilitazioni («forfettone») per le piccole imprese; di ridurre l’aliquota Irap, di abbassare la pressione fiscale sui redditi medio-bassi.

Certo - ma ne sono orgoglioso - abbiamo aumentato le risorse destinate ai più poveri (pensionati e incapienti), ai precari (introduzione dell’indennità di maternità, dell’indennità malattie, migliori condizioni per le pensioni future, facilitazioni per il riscatto ai fini pensionistici della laurea), alle giovani coppie in affitto e l’elenco potrebbe continuare.

«Morale. Il governo Prodi consegna all’Italia una situazione nella quale non c’è più alcun extragettito da spendere e, se anche qualche risorsa dovesse mai spuntare fuori, verrebbe immediatamente bruciata per coprire i 7-8 miliardi di spese non messe in bilancio dalla Finanziaria 2008».

In sintesi, quando il governo che ho avuto l’onore di guidare si è insediato, l’Italia era ancora sotto la procedura per disavanzo eccessivo da parte dell’Unione Europea. Proprio in questi giorni il Commissario Almunia ha annunciato che dal prossimo aprile la procedura sarà cancellata. Al tempo stesso, spese pubbliche, evasione fiscale e disavanzo pubblico erano in forte crescita, il debito pubblico rispetto al Pil aveva ripreso a salire. Oggi siamo in una situazione nella quale le spese sono tornate nell’alveo delle necessità del risanamento, l’area dell’evasione fiscale è stata visibilmente ridotta, il disavanzo pubblico è solidamente sotto il 3% del Pil, il debito rispetto al Pil è nuovamente e significativamente in discesa.

I grandi obiettivi del pareggio di bilancio e di un debito pubblico sotto il 100% del Pil non sono più dei miraggi, ma delle mete realistiche che è diventato possibile raggiungere negli anni a noi più prossimi. E si tratta di mete che la nuova situazione del bilancio consente di accompagnare alle misure, altrettanto necessarie, di riduzione del carico fiscale.

Come detto più volte, saranno i prossimi dati di consuntivo 2007 e la prossima Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica a certificare il buon andamento delle finanze pubbliche e a aggiornare le previsioni sul 2008. Mi limito solo a ricordare quanto da altri già scritto è cioè che il governo che verrà farà bene a preservare la buona eredità che noi lasciamo sia sul fronte dell’aumento del gettito da evasione sia della gestione delle spese pubbliche.

Mi scuso per la lunghezza della risposta e per l’elencazione di cifre, percentuali e dati economici. Ma credo si tratti di una precisazione doverosa al fine di evitare che tali e tante imprecisioni possano diventare strumento di mistificazione elettoralistica.

lunedì 11 febbraio 2008

Tutto è cominciato...

Walter Veltroni ha tenuto il suo "Discorso per l'Italia" a Spello, 10 febbraio 2008


Il destino dell’Italia
“Cominciare da qui, da questa piazza, da questo borgo, con alle spalle questo magnifico panorama italiano, è un modo per dire a cosa pensiamo: non al destino di questo o quel leader, non a questo o quel partito, ma al destino dell’Italia, al nostro Paese, alla sua struggente e meravigliosa bellezza e alla sua storia grande e tormentata, alle gravi difficoltà del suo presente e alle straordinarie potenzialità del suo futuro”.

L’ambientalismo del fare
“Lo sviluppo contro l’ambiente non è sviluppo. Ma anche viceversa: una difesa dell’ambiente che si riduca alla moltiplicazione di vincoli e veti contro la crescita è sterile e perdente. E invece, un nuovo ambientalismo, un ambientalismo positivo, un ‘ambientalismo del fare’, come lo abbiamo chiamato, inserito in una nuova cultura della sostenibilità e della qualità della vita, può diventare un formidabile volano di sviluppo. Prendiamo il sole: non è solo un’alternativa al petrolio per la salute della Terra, ma uno dei principali traini della crescita di domani”.

Il futuro, il tempo in cui dobbiamo andare
“Non bisogna aver paura del nuovo. Il futuro è l'unico tempo in cui possiamo andare. Ma il nostro paese, i suoi meccanismi politici ed istituzionali, sembrano temere le cose nuove. Sembrano paralizzati dal demone del conservatorismo. Sembrano pensare che il mestiere di chi può decidere sia solo quello di rinviare; il mestiere di chi ha il potere sia solo quello di usarlo per mettere veti, paletti, bloccare sul nascere quella meraviglia che è il nuovo. Il nuovo che sorge dal talento, dalla scienza, dall’energia delle donne e degli uomini”.

L’Italia che vogliamo
“Una nuova generazione di italiani chiede una Italia più aperta e dinamica, più giovane e mobile. L'Italia del nuovo millennio, non l'Italia della fine del secolo precedente. L'Italia dell'ascolto e della ricerca, l'Italia del rigore e della responsabilità, l'Italia dei doveri e non solo dei diritti. L'Italia della mobilità sociale e non dei corporativismi asfissianti. L'Italia della ricerca, della scienza e della tecnologia e non degli steccati ideologici. L’Italia della legalità e non della furbizia. L'Italia che ritrova i valori, il senso della sua grandezza e l'orgoglio di sé”.

Lo spirito da ritrovare
“Viviamo più a lungo perché viviamo meglio. So che dire questo contrasta un po’ col luogo comune per cui ieri è sempre meglio di oggi. Ma è proprio di questo che ci dobbiamo liberare. Non restiamo con la testa rivolta all’indietro, ad un passato del quale dobbiamo riconoscere la grandezza e dal quale, come abbiamo detto, possiamo trovare stimoli. Ma invece viviamo pienamente il presente e volgiamo lo sguardo al futuro. Oggi abbiamo immense possibilità: di sapere, di conoscere, di viaggiare e dialogare, di scoprire”.

Quale politica?
“Una politica che nello stesso giorno in cui un uomo che fa onore all’Italia, Umberto Veronesi, indicava vie nuove per il futuro della lotta al cancro, dava un triste spettacolo di sé, con quegli schiamazzi e quegli sputi nell’Aula del Senato che hanno dato un’immagine dell’Italia che non meritiamo e non vogliamo più vedere. E state certi che quel senatore troverà ospitalità in qualche lista. Quelle urla sono la più brutta espressione di una politica senza radici nella grande storia italiana, ripiegata su se stessa, priva della voglia di rischiare, di conoscere le sfide brucianti di un tempo nuovo. Dell’incapacità di fare ciò per cui il Presidente Napolitano non ha mai smesso di spendere energie e saggezza: mettere al primo posto il bene del Paese, al primo posto l’amore per le istituzioni. Quello che nelle ultime settimane avrebbe dovuto far scegliere non la propria presunta convenienza, ma la riscrittura delle nostre regole comuni: una legge elettorale per la stabilità e la riduzione della frammentazione del sistema politico, una sola Camera legislativa, la riduzione del numero dei Parlamentari e dei costi della politica”.

Un progetto per cambiare il Paese
“Noi siamo pronti. E' all'Italia vera, che noi parliamo. Oggi, grazie al lavoro del governo Prodi, possiamo fare quello che non è mai stato fatto. Quello, gli italiani lo sanno, che è stato ogni volta annunciato ai quattro venti, ma non realizzato. Verrà il tempo per dire agli italiani ciò che è nostro dovere dire: questo è il nostro progetto per cambiare il Paese, queste sono le cose che faremo per fronteggiare i problemi e trovare soluzioni. E lo potremo dire guardando negli occhi l’Italia, perché abbiamo deciso, unilateralmente, di correre liberi. Liberi, più che soli”.

Il tempo del coraggio e del cambiamento
“Il tempo della decisione e della responsabilità. Gli occhi degli italiani hanno visto troppo odio e divisioni in questi anni. Unire l'Italia, restituirle forza e orgoglio di sé. Ritrovare quel desiderio del nuovo che è l'energia vitale di una comunità. Chi, più di noi, più degli italiani, può unire passato e futuro? L'Italia deve essere unita. L'odio e le divisioni di questi anni ci hanno fatto perdere occasioni importanti”.

Gli italiani vogliono una stagione nuova
“Gli italiani non “appartengono” a nessuno, se non a se stessi. Appartengono alla propria coscienza, alla propria mente, al proprio cuore. Ed è così che decideranno, il 13 aprile. Di una cosa sono certo: gli italiani vogliono uscire dalla confusione, dall’instabilità e dall’immobilismo. Vogliono una stagione nuova. L'Italia deve lasciare l'odio e scegliere la speranza. L'Italia deve lasciare la paura e scegliere il nuovo”.

Poche righe, un pezzetto di storia
“L’altro giorno, la sera stessa in cui abbiamo presentato il nuovo sito internet del Partito democratico, è arrivata una mail. Poche righe, a raccontare un pezzetto della nostra storia. ‘Ricordo con grande nostalgia – dice la lettera – quando mio nonno mi portava nella stalla a vedere i buoi, io avevo quattro cinque anni. Mi raccontava tante storie, ma una la ricordo molto bene. E' quella di quando lui aveva nascosto nella stalla un gruppo di partigiani che erano sfuggiti ad un rastrellamento fascista e aveva messo a repentaglio la sua vita e quella di tutta la sua famiglia. Però l'aveva fatto e ancora ricordo che me lo diceva come se fosse la cosa più ovvia. Di fronte alla difesa della libertà e della propria patria non c'è esitazione, si fa cosa si deve fare e basta. Non l'ho mai ringraziato abbastanza per queste storie, certo che ancora oggi che ho 51 anni le ricordo volentieri, sono parte di me stesso me le porto dentro di me. Vorrei che il Partito Democratico avesse questi sapori veri, autentici’. L’Italia è questo. L’Italia è andata avanti così. Così è diventata una grande democrazia, uno dei pilastri della nuova Europa unita, dell’utopia di Altiero Spinelli divenuta realtà”.

Il fallimento della politica
“Il bipolarismo che abbiamo conosciuto in questi anni si è dimostrato incapace di uscire dallo schema dello scontro ideologico. L’ideologia non c’era più, ma è come se la politica non fosse capace di rinunciare ai suoi cascami: la cultura del nemico, il dualismo manicheo, la demonizzazione dell’avversario, a volte un vero e proprio sentimento di odio, almeno predicato e ostentato, nei confronti della parte avversa. La politica in questi anni non è riuscita a imprimere forza, a portare avanti quelle grandi riforme, quelle liberalizzazioni e modernizzazioni di cui l’Italia ha bisogno. Una politica che divide il Paese, invece di unirlo per far fronte ai problemi di tutti. Una politica che divide non solo tra destra e sinistra, ma anche tra Nord e Sud, tra italiani e immigrati, tra dipendenti e autonomi, tra padri e figli, tra laici e cattolici. La stragrande maggioranza degli italiani è stanca di una politica come questa, che crea una conflittualità esasperata e la usa come alibi per non affrontare i veri problemi del Paese”.

La politica si deve rialzare
“L’Italia non si deve rialzare L’Italia è in piedi. Sono in piedi gli italiani. E’ la politica che si deve rialzare. Gli italiani sono le persone che tengono duro in silenzio e con dignità, che magari fanno mille sacrifici per mantenere la loro famiglia, ma non rinunciano all’onestà, al rispetto delle leggi, all’accoglienza, alla solidarietà verso il proprio vicino così come verso chi arriva da un paese lontano. Questa fatica, queste speranze, questa generosità non meritano di scomparire sotto la nuvola di parole e il rumore dello scontro politico”.

Il Partito democratico, unire l’Italia
“Per questo è nato il Partito Democratico. Per unire l’Italia. Per provare a superare una volta per sempre la politica faziosa e settaria. Per raccogliere le energie migliori del Paese attorno ad un programma di riforme che affrontino i mali strutturali che lo affliggono da troppo tempo. Per dare alla politica un respiro nuovo”.

Una politica nuova
“E’ la politica intesa come lotta per grandi principi e grandi valori: la libertà, la giustizia, la pace. Ideali grandi, per i quali si può dare la propria vita, donandola ogni giorno nella fatica dell’impegno quotidiano, o addirittura accettando di perderla, pur di non tradire in nome della vita ciò che alla vita dà significato. Ed è la politica come impegno concreto per risolvere i problemi quotidiani delle persone, per rendere più lieve la vecchiaia, la malattia, la solitudine, per incoraggiare la speranza di una giovane coppia che pensa di mettere al mondo un figlio ma prima deve risolvere la sua prima preoccupazione, quella della casa; per aumentare le opportunità per chi vuole mettere alla prova i propri talenti”.

Cambiare la politica, cambiare l’Italia
“Il Partito Democratico nasce per questo. Per far riamare la buona politica, quella che in uno straordinario giorno di ottobre tre milioni e mezzo di persone hanno animato con al loro passione, con al loro partecipazione. Il Partito democratico nasce per dare alle donne e agli uomini e ancor più alle ragazze e ai ragazzi del nostro Paese la certezza che se vogliamo, insieme, noi possiamo cambiare la politica e cambiare l’Italia. La scelta è tra passato e futuro. Dobbiamo credere in ciò che l’Italia può essere”.

Voltare pagina
“Noi ci presentiamo agli italiani con una chiara proposta di governo: un programma, una leadership, una squadra coesa e affiatata. Lo state vedendo. Dopo la nostra scelta tutto si è messo in movimento. Anche nell’altro campo. Ma guardate bene quel che succede nelle loro file: sono preoccupati di “come” vincere, non del “perché” vincere. Di come organizzarsi meglio, non di cosa offrire di nuovo all’Italia, di cosa fare di nuovo per gli italiani. D’altra parte hanno già governato l’Italia per sette anni, e propongono solo di tornare a farlo, esattamente come prima. Noi vogliamo voltare pagina. Noi diciamo: non cambiate un governo, cambiate l’Italia. Cominciamo. Cominciamo a farlo insieme. Trasformiamo l’Italia”.

Si può fare
“Tocca a noi. Tocca a milioni di italiani. Dipende da noi, quello che possiamo fare insieme. Quello che insieme faremo. Una Italia moderna, serena, veloce, giusta. Si può fare. Questi due mesi ci metteremo in viaggio, toccheremo tutte le 110 province italiane, tutta la bellezza e la meravigliosa diversità del Paese. Questi due mesi saranno il modo più appassionante che abbiamo per far vivere le nostre speranze e dare corpo ai nostri sogni”.

Un Paese grande e lieve
“La speranza, la fiducia nel futuro, è il motore del cambiamento che serve all’Italia. E’ per questo che io mi candido. Non per ricoprire una carica. E vi chiedo, nei prossimi mesi, di pensare non a quale partito, ma a quale Paese. Facciamo un Paese grande e lieve. Una Italia in cui non si muoia per lavorare. In cui studiare e intraprendere sia facile. In cui le donne e gli uomini ritrovino la voglia di viaggiare, insieme e sicuri, verso il futuro. In cui la politica riscopra il coraggio di rischiare il nuovo. E forse, un giorno, ricorderemo che qui, oggi, in una bellissima domenica italiana, tutto è cominciato”.

sabato 9 febbraio 2008

Veltroni come Obama: Yes, we can !!!


Il nostro è un gesto che non ha precedenti nella politica italiana”. Walter Veltroni non usa mezze parole per sottolineare l’importanza della scelta del Partito democratico di correre da solo alle prossime elezioni politiche, in programma domenica 13 e lunedì 14 aprile. “Una scelta coraggiosa, una sfida difficile”. Sfida che il centrodestra sembra voler cogliere, ma alla quale, secondo il segretario del Pd, fornisce delle risposte inadeguate. Sfida che ha portato a quella che Dario Franceschini, vicesegretario del PD, ha definito “una separazione consensuale” con la sinistra radicale, ma che non ha creato frizioni con gli alleati di ieriA Roma per la presentazione del nuovo portale del Partito democratico, il segretario mostra l’ottimismo di chi sa di potercela fare, e la tranquillità di chi sa di aver fatto la cosa giusta.
“Si può fare”, non a caso, è lo slogan coniato per dare il via alla campagna elettorale. Una competizione che si annuncia intensa come non mai, da basarsi soprattutto sui contenuti. E’ per questo che Veltroni ribadisce di voler intraprendere un viaggio che lo porterà a toccare tutte e 110 le province italiane. Prima tappa Pescara, la mattina del prossimo 17 febbraio, il giorno dopo l’Assemblea Costituente convocata per ufficializzare il programma di governo da promuovere durante la campagna elettorale.

Il viaggio avrà come prologo l’appuntamento fissato per domenica 10 febbraio a Spello, in Umbria, nel cuore del Paese. Qui il segretario del Pd pronuncerà il “Discorso per l’Italia”. Un discorso volto a trasmettere a tutti i cittadini l’ottimismo del “si può fare”, la speranza in un futuro politico migliore, la fiducia in una vittoria del nuovo, che sovverta i pronostici delle prossime elezioni. “Sarà come Davide contro Golia – dice Veltroni – come giocare diciotto contro uno. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tanti italiani che si mettono in movimento, che vogliono scommettere su un nuovo tipo di politica, fatta in modo diverso”.

E’ proprio questo fattore di novità che sta contraddistinguendo l’attuale momento politico. Questo è il tesoro sul quale il Partito democratico può contare. “Nulla è pregiudizialmente definito – spiega Veltroni – quello che accade oggi è il risultato dello scossone che sta caratterizzando la vita politica italiana - dato da un solo grande protagonista - Si sente intorno a questo nuovo partito un clima diverso. Dalla mia partecipazione a Matrix poche sere fa sono arrivate centinaia di lettere ed e-mail di persone che vogliono partecipare alla camapagna elettorale” sottolinea il sindaco di Roma. “Noi porteremo avanti la nostra idea di Italia. L’Italia della speranza e non della contrapposizione”. La nascita del Pd, a giudicare dai numeri, sembra aver cominciato a creare questi sentimenti tra i cittadini. In Lombardia hanno ritirato l’attestato di partecipazione alle primarie oltre 120mila persone, più del doppio di quelli che erano gli iscritti di Ds e Margherita, circa 55.000. “Avanti di questo passo – sottolinea Veltroni – entro pochi mesi potremo contare sull’apporto di almeno 1 milione e 200mila cittadini”.

Cifre importanti, soprattutto considerando la parabola discendente che ha contraddistinto negli ultimi anni il rapporto tra politica e partecipazione. D’altronde, dice il segretario del Pd, “noi ci rivolgiamo sia agli elettori del centrodestra scontenti di un vecchio modo di fare politica, sia a chi, a sinistra, ha voglia di tornare ad impegnarsi”. Centrodestra e sinistra. Due capitoli ben diversi tra loro, ma che ben rappresentano le conseguenze politiche che hanno provocato la nascita del Pd e la scelta di presentarsi da solo davanti agli italiani. C'è da una parte “la reazione del centrodestra. Ma non basta un maquillage, tentare di riorganizzare solo le proprie sigle, testimonia – fa notare Veltroni – che la nostra è una sfida vincente, alla quale si fornisce una risposta insufficiente. Il problema è scegliere e avere il coraggio di pagare i prezzi di questa scelta, non mettere un ombrello sopra le differenze per non farle vedere”.

Dall’altra parte invece, la sinistra radicale, con cui Veltroni si è incontrato la mattina dell'8 febbraio. Un incontro che il segretario commenta così: "si è manifestata la presa di coscienza comune che è interesse reciproco trovare una propria identità, come accade in tutto il resto d’Europa”.

La sfida del Pd è quella di tradurre il proprio messaggio di novità e di speranza nella mobilitazione di tutti i cittadini. “Dobbiamo fare in modo – chiude il segretario del Pd – che ogni persona che ha partecipato alle primarie convinca altre cinque persone ad appoggiare il nostro progetto e a votare per noi alle prossime elezioni. Da soli nessuno di noi ce la può fare, insieme, invece, si può fare”..

domenica 3 febbraio 2008

Eletti gli organismi del Partito Democratico di Corinaldo


A seguito delle consultazioni per la Fondazione del Partito democratico a Corinaldo, tenutesi nei giorni 2 e 3 febbraio 2008, su un numero di votanti pari a 138 (41% dei votanti delle primarie del 14 ottobre 2007) sono risultati eletti i candidati di seguito elencati.

A Coordinatore del Circolo Comunale è stata eletta:

BOCCI Monica

Al Comitato di Circolo Comunale sono stati eletti:

GREGORINI Eros

BONAZZA Adriana

MARCANTOGNINI Athos

CICETTI Noemi

MICCI Fabrizio

FABRI Giorgia

PIERANGELI Nino

FUGARO Myriam

PIERSANTI Giovanni

PETTINARI Valentina

SPALLACCI Francesco

RICCARDI Francesca

I delegati eletti all’assemblea provinciale sono:

MAZZONI Cristian

CAMPOLUCCI Lorella

Sapendo che ci aspetta un periodo di lavoro intenso e con l’auspicio di poter avviare un percorso costruttivo che dia forza al nascente Partito Democratico, auguro a tutti buon lavoro!

GRAZIE a tutti della disponibilità.

Corinaldo, 3 febbraio 2008

Il Coordinatore del PD

Monica Bocci